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L’iperrealismo emozionale di Antonio Martino

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Antonio Martino ha avuto il dono e la passione per il disegno, fin dagli anni giovanili trascorsi a Montesano (SA), dove è nato nel 1947. Dopo gli studi artistici, ha vissuto per alcuni anni tra la Germania e l’Olanda. Qui la sua pittura, che tramette emozioni soavi e di estrema purezza cromatica, ha subito influenze fiamminghe. Ammalianti sono i suoi lavori di questo periodo, soprattutto per le graziose nature morte, i mulini a vento, le architetture delle città e dei canali olandesi, realizzati con minuzia di particolari. Erano gli anni Settanta e ha esposto con personali e collettive in diversi Stati europei, ottenendo un meritato successo.

Ritornato in Italia (ora, vive e opera in Emilia Romagna, a Savignano sul Rubicone) è stato per un lungo intervallo senza dipingere, ma in seguito ha ripreso con rinnovate energie e passione, proponendosi in diverse mostre. Ha, quindi, saputo imporsi nuovamente con semplicità e pazienza, ma in modo vigoroso e con la consapevolezza di chi vuol riprodurre le bellezze delle forme. Al di là della padronanza tecnica acquisita, del pittore occorre rilevare la personale espressività che si colloca nell’area di un messaggio poetico, in tono di visione universale. E’ proprio per questo che le sue opere, impregnate d’intense emozioni e di quiete, appaiono colme di una forza comunicativa dai continui fremiti lirici. Quindi, i dipinti di Martino riescono a spingersi oltre la naturale talentuosità giovanile, poiché ha saputo domare la luce e stenderla con sciolta verosimiglianza nelle sue “nature morte”, rendendole immagini vive, in cui emerge il senso visivo, calmo, solenne, di un ambiente interno. Tuttavia, non siamo solo alla “frutta”, poiché pure gli altri soggetti (con oggetti o cose, ma in particolare con i paesaggi) sono elaborati dall’autore in modo artistico, discostandosi da una semplice riproduzione della realtà. Riesce, infatti, a dipingere i suoi quadri con spontaneità, mettendo in risalto tutte le proprietà cromatiche della natura, attraverso l’interpretazione accurata dei riflessi e delle trasparenze. Il taglio pittorico iperrealista di Antonio Martino coglie e propone la realtà, così com’è avvertita, seppure con un personale filtro interpretativo.

Non sfugge all’occhio attento del fruitore, l’originalità e l’autonomia nei confronti di altre esperienze artistiche; infatti, le sue composizioni sembrano racchiuse in bolle di silenzi, non solo veriste, ma quasi volte in area metafisica, lontano dal vertiginoso flusso della vita quotidiana. Esse, comunque, assumono pure effetti delicati, attraverso le numerose velature che richiedono ore di lavoro, sì che le luci paiono scolpire lo spazio della scena, quasi che le cose, le forme o gli oggetti sembrano tutti partecipare a un evento teatrale: immobili, silenti e in attesa.

Giuseppe Possa











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