Le ultime pubblicazioni della casa editrice “Il Rosso e il Blu” di Santa Maria Maggiore (VB), curate dallo scrittore Benito Mazzi
E’ uscito ai primi di febbraio un nuovo libro dell’editrice “Il Rosso e il Blu” di Santa Maria
Maggiore in valle Vigezzo. E’ intitolato “Dai dai, cünta sü (la Vigezzo si racconta)”. Curato da Benito Mazzi, è un “libro di gruppo”, nato a ruota libera dalle
testimonianze, dai ricordi e dalle chiacchierate con la gente della valle. Ai
diari di guerra e prigionia, intrisi di dolore e di sofferenza, si alternano
racconti di avventura, di coraggio, di serena miseria, ma anche momenti di
spensierato buonumore. Il lettore troverà in questa pagine l’esuberanza della
Vigezzo vera, la sua arguzia e, distribuite qua e là, pennellate di antica
saggezza. “Dai dai, cünta sü” è il primo titolo di una nuova collana, Paese
mio, che Il Rosso e il Blu mette a disposizione di quanti, narratori,
aspiranti tali o semplici appassionati, non intendano disperdere episodi,
piccole storie, momenti tristi e lieti o anche semplici aneddoti della loro
vita. In questo primo libro, accanto a un’infinità di aneddoti e storielle,
suggerite da vigezzini di ieri e di oggi, ci sono dieci racconti veri e propri
scritti da narratori improvvisati, cinque dei quali scomparsi da tempo.
Antonio Piffero, di Dissimo, ripercorre attraverso il suo diario di guerra
i giorni terribili che lo videro rischiare la vita sul fronte albanese, in
Grecia e nei campi di concentramento tedeschi. Anche la storia di Togn Zani,
di Re si rifà ai campi di concentramento. Il “povero alpino” Luigi Caretti, di
Druogno, racconta la sua odissea sotto le armi: Italia, Francia, Jugoslavia,
prigionia in Germania. Quattro anni ai limiti della sopportazione. Al ritorno
nessuno più lo conosceva, neppure sua madre:<<Tu il Luigi? Ma va’ là, il
Luigi è un po’ che è morto >>.
Il tocenese Pietro Moro descrive le sue pericolose esperienze da “sbandato” nella valle dei Bagni. Teresa Cantadore, nota come “Gina da Tzèn” , rivisita la Vigezzo del contrabbando e della povertà, una Vigezzo difficile da vivere.
Felice Zanzi rimpiange i tempi di quando era bambino a Sagrogno: << Non c’era ancora la luce e funzionavano solo lanterne e lanternini. Gli abitanti erano 82, distribuiti in 12 famiglie…>>
Nadia Platé Borelli, di Santa Maria, narra l’incredibile storia di Mosè, un piccolo piccione destinato a spartire con l’autrice “dieci bellissimi anni”.
Marco Viscardi, spumeggiante trontanese sposato a Crana, narra con notevole capacità di coinvolgimento le sue avventure sul Sentiero di Santiago di Compostela, che ha percorso per ben tre volte. Ermanno “Cipo” Ielmini, di Buttogno, fa la cronaca, divertente e a tratti addirittura esilarante, del ricovero all’ospedale di Domodossola di un personaggio alquanto strano, colpito da una ancor più strana emorragia.
Della raccolta fa parte anche un’autrice ticinese, Ester Bruni Jelmorini, di Mesocco, amica della valle Vigezzo. Ester ripercorre gli erti sentieri della sua infanzia di piccola alpigiana, ricordando in particolare un episodio dal profondo significato umano.
Il volume, di 158 pagine, conta un centinaio di fotografie. Costa 16 euro.
Nella stessa collana uscirà a marzo un libro interamente maleschese: “ Ristòttole d’ìne vòte”,
storielle di una volta nel dialetto di Malesco, di Luciano
Piffero, personaggio assai
noto in paese, dove ha ricoperto importanti cariche, e in tutta la valle
Vigezzo. Piffero racconta nel pittoresco e musicale dialetto maleschese vecchie
dicerie del paese, rivisitando
personaggi, usanze e sensazioni, con l’animo commosso ma anche un po’ turbato
di chi, non essendo più giovane, accetta a fatica i profondi mutamenti imposti,
anche nelle piccole comunità, dallo scorrere frenetico del tempo. Il libro è
completato dalla versione italiana dei testi e da un bel corredo fotografico di
Luigi Maffini, al quale Benito Mazzi dedica un affettuoso ricordo.
Il terzo libro della collana sarà pronto per Pasqua è è intitolato “Santa Maria Maggiore nelle cartoline d’epoca”. Sono circa 150 cartoline che vanno dai primi del secolo scorso agli anni Sessanta. Le fanno da corredo un testo di Giovanni De Maurizi, una nota di Benito Mazzi e un’introduzione del Sindaco di Santa Maria Maggiore Claudio Cottini.