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TOCENO DEDICA UNA MOSTRA A FRANCESCO GIORGIS DETTO “IL PANTONA”

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Sabato 7 agosto a Toceno, nel 50° della scomparsa del pittore, è stata inaugurata la mostra di Francesco Giorgis detto “Il Pantona” allestita dal Comune e dalla Pro Loco, in collaborazione con la Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore (resterà aperta fino al 20 agosto nella Sala parrocchiale: dal lunedì al venerdì 10-12 e 17-19; sabato e domenica anche 20-22). In esposizione ci sono oltre 50 opere, che spaziano tra nature morte, ritratti, soggetti religiosi e soprattutto paesaggi, ma anche alcuni studi giovanili. L’idea della mostra è di Bruno Testori, appassionato d’arte ed estimatore di questo artista vigezzino. Il discorso di apertura è stato tenuto dal sindaco Tiziano Ferraris.

Il Pantona, nato a Toceno nel 1903, era nipote del Ghilin e frequentò fin da ragazzo la scuola Rossetti Valentini, avvalendosi per un breve periodo degli insegnamenti di Enrico Cavalli, tuttavia il suo vero maestro fu lo zio Dario Giorgis. Oltre che pittore, egli fu un valente restauratore, abile anche nell’affresco che trattava con sottile maestria. Morì a Toceno nel 1964.

Questa mostra segue quella del 1994, sempre a Toceno, in occasione del trentennale della scomparsa, che in un certo senso lo rivalutò definitivamente. Fui io, su invito del Sindaco di allora, a ricordarlo all’inaugurazione di quell’antologica e sul depliant illustrativo, scritto che qui di seguito riporto in parte. (Giuseppe Possa)

FANCESCO GIORGIS DETTO “IL PANTONA”

Francesco Giuseppe Giorgis, soprannominato il Pantona, è stato uno degli ultimi discendenti della dinastia dei Giorgis, pittori vigezzini che operarono tra la fine dell’Ottocento e la prima metà di questo secolo. La retrospettiva dello scorso anno, allestita a S. Maria Maggiore, ha finalmente fatto risaltare le qualità tecniche, le vigorose personalità e il talento di questa dinastia di pittori vigezzini. In quell’occasione, però, il Pantona era stato messo un po’ in secondo piano: ora invece, viene qui riproposto, a trent’anni dalla scomparsa, con un’ampia antologica, dalla quale emerge un “poeta” della natura, un pittore “meditativo” di antica stirpe.

Questa mostra è anche esemplificativa di quanto sia personale, vitale e significativa la sua pittura, sebbene legata ai valori della tradizione vigezzina...

Il Pantona ebbe alcuni allievi, tra questi Mario Beltrametti, dal cui ricordo emerge un Pantona caratterialmente modesto, estremamente schivo, quasi timido ma rigoroso sotto l’aspetto professionale, con idee chiare per quanto concerne l’arte e tutto quello che a essa è legato. Inoltre, il nostro era un valente restauratore; abile anche nell’affresco che trattava con sottile maestria. Purtroppo non sapeva gestirsi bene e vendeva di frequente i suoi quadri a poco prezzo, perchè continuamente afflitto da problemi economico-familiari. Ciò lo costringeva talvolta a elaborare temi imposti o su commissione, che non sentiva interiormente e che lo lasciavano demotivato, per cui non tutte le opere sono all’altezza della sua fama...

I soggetti del Pantona spaziano tra nature morte, ritratti, figure religiose e soprattutto paesaggi. Un paesaggio quieto, un po’ malinconico, crepuscolare se vogliamo, tuttavia meditato, originale. Basti notare con quale sapienza e giustezza vengono resi dalle pennellate certe vibrazioni delle piante, del fogliame e dell’erba. Era solito eseguire dei bozzetti su piccole tavole, che poi trasferiva in composizioni di più ampio respiro, dove, comunque, non manca quella immediatezza che gli era congeniale dal vivo nel formato ridotto.

Nei suoi oli rileva una connaturata sicurezza del gesto, che si fonde sempre in modo plastico e incisivo sulla tela, tanto da risultare pittore equilibrato e determinato, di ben registrato mestiere...

Il Pantona è stato pure trepido e acuto ritrattista, che sapeva cogliere del personaggio, oltre i tratti fisionomici – i volti risultano come sorpresi in stupefatte istantanee – anche le caratteristiche interiori, psicologiche. Con pari felicità, dipingeva le nature morte: gli oggetti in esse raffigurati sono ben impaginati e disposti con un tocco vivido e succoso in un gioco di luci e colori, che pare far vibrare l’atmosfera tutt’intorno...

Credo, in ultima analisi, che grazie a questa retrospettiva egli possa riguadagnare il prestigio che giustamente gli spetta, dopo essere stato lasciato troppi anni nell’ombra.

Giuseppe Possa


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