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E’ nato a Palermo nel 1949, dove vive e opera. Svolge attività letteraria e si occupa di critica d’arte, collaborando con riviste e periodici. Pubblica dal 1966 e ha dato alle stampe libri di poesie, narrativa e critica.
di Giuseppe Possa
Francesco Federico, noto poeta siciliano, ha dato alle stampe, nella sua lunga carriera letteraria, numerosi volumi di poesia, racconti, saggi e prose varie. Il suo modo di scrivere colpisce per la musicalità del ritmo agile dei versi, sempre limpidi nell’ispirazione, per il ritmo pacato e forbito nel narrare e per i contenuti umani e sociali sempre presenti nei suoi libri.
Pur conoscendolo e recensendolo dagli anni Settanta, ho avuto modo di incontrarlo solo nell’ultimo decennio, quando ha vinto, in Val d’Ossola alcuni importanti premi: Val Vigezzo “Salviamo la montagna”, Quantarte di Domodossola e il Premio Bognanco 2013, in cui come giurato stilai il seguente giudizio: <<Lirica cosmica quella di Francesco Federico. Con “Canto dell’acqua e del cielo”, il poeta è affascinato dal moto perpetuo dell’universo, dove l’acqua, per un inspiegabile mistero della natura, è diventata fonte di vita e si chiede, con l’angoscia della finitezza, chi mai siamo in questo “sciame della luce ignota”. Naufrago o viandante, il poeta acquieta la sua ansia ammirando le bellezze dello spazio infinito. E nell’azzurro del cielo e dell’acqua disseta i suoi giorni>>.
Se i poeti hanno più di tutti il dovere di interpretare e di esprimere i caratteri fondamentali della gente a cui appartengono e della realtà in cui vivono, la poesia, a mio parere, non può, o meglio non deve, essere fine a se stessa, ma deve proporsi di intendere e di esprimere la volontà, le aspirazioni, i sogni, i dolori e le gioie del mondo.
Proprio in questa logica – a me sembra – si muova tutta la poesia e la prosa di Francesco Federico, che partecipò attivamente ai movimenti studenteschi del ’68, aderendo, poi, all’Antigruppo ’73, fenomeno letterario, artistico e culturale nato in Sicilia in quegli anni.
Così con tale formazione, egli si è poi sempre battuto per i diritti etici, sociali e di salvaguardia degli esseri viventi e dell’ambiente che ci circonda.
In mezzo ai poeti capaci di parlare solo di sé e di esibire il proprio io ipertrofico e narcisistico, Francesco Federico, ancora oggi, propone una lirica capace di parlare contemporaneamente alla testa e al cuore; così a lettura ultimata si avverte il bisogno fisico di fermarsi un attimo e di pensarci su, soprattutto perché si avvertono nuovi orizzonti e nuove prospettive: “… altre stagioni sono possibili / ricche di frutti / arbusti e fogliame rigoglioso / L’alba magica del mattino/ ostinata ritorna / ci regala cieli sereni / e nuove avventure”.
Al di là dei contenuti, ciò che fa dei suoi volumi (ne ho in libreria una decina, di cui diversi recensiti) un esempio unitario di stile è la rigorosa scelta formale, il lavoro di cesello, il modo sintetico di espressione, l’assenza di sbavature (tanto più difficile quando gli argomenti che vengono trattati sono di “impegno” e il linguaggio limpido, d’una sofferta lacerazione che si fa palpito pacato e disteso.
Voglio qui riportare - in generale senza distinzione di silloge - alcune considerazioni critiche, che in passato ho scritto, recensendo le sue pubblicazioni.
… Subito, fin dal titolo, si avverte il desiderio dell’uomo di uscire dallo sfacelo in cui viviamo, per un viaggio che <<conduce altrove/ tra le città di grigio giorno/ dove non profumano/ l’alloro e la zagara/ e le valli dove si adagia la luce/ respiro il muto verde>>. In Federico, c’è, quindi, la necessità di raccogliere e di raccontare “la vita” con le ali delle parole, sempre con un filo di speranza, un’ansia di rinnovamento sociale e umano: “dove l’uomo condivide il suo pane”, mentre il povero bussa “alla nostra coscienza vischiosa”; e una ricerca di grazia mistica, perchè “l’intelletto s’arrende/ al mistero della vita”. L’autore, insomma, è sempre teso a quei valori morali ed esistenziali che ci permettono di vivere un destino felice, anche se oggi è quasi impossibile per chi ha perso o non trova lavoro, che “già non dorme/ ed è sul baratro dei giovanili abissi/ a pochi passi dal nulla” …
… Ci sono poi liriche tra sogni e realtà, canti d’amore, sentimenti universali, stati interiori, scandaglio di misteri sulla vita e sulla morte: <<Come naufraghi/ ci ritroviamo nostro malgrado/ nella matassa della storia/ con le ferite in metastasi:/ il disgusto degli schemi/ e il tetro dominio/ del potere economico>>.
I versi sono sobri, armonici, le espressioni delicate: direi che il valore di queste poesie sta nell’immediatezza delle loro emozioni, nel clima naturale in cui fioriscono, in quanto “fatte” (in greco poesia deriva appunto da “fare, produrre, creare”) di suggestioni sottili, segrete, di “giorni inquieti”, che si rivelano ai lettori più attenti e restano sicuramente nella memoria, per la potenza evocativa in esse contenuta: <<Hanno conficcato la lama delle ruspe/ nel nostro giorno immortale/ insudiciato la fertile madre-terra/ e contaminato con le scorie tossiche/ il cielo e i nostri corpi>>.
Sono, queste di Francesco Federico, poesie belle, caratteristiche di una vita veramente vissuta, sofferta, e recano il segno di un animo elevato, inconfondibile, in un mondo in cui il dolore, la disperazione e la sopraffazione “urlano alla nostra coscienza/ intorpidita” …
… Attraverso questa dirompente poesia si disegna anche un paesaggio, quello aspro, solatio della terra siciliana, e s’intravedono costumi e pregiudizi, voci e amare presenze, fiati di gerarchie di censo e di potere, a pesare sulla sorte degli sconfitti: “più non conosco la strada / gli amici / le formiche che trascinano eroismi / in una casa di odori di galline e cani / e mancano giorni al nostro calendario”.
Federico, dunque, insegue l’uomo, lo scava, lo mette a nudo, lo dipinge nel suo verso ricco di toni e di problemi, sprofondato in una vita senza molte alternative, eppure non inutile, inquieta, carnale: “Svuotato / senza alcuna gravità / vivo distratto in una città / di morti ammazzati nelle viuzze arabe / nelle piazze barocche / ed ho voglia delle tue mani / in questo agosto di fughe dal cemento”.
Avverte, quindi, lo sbandamento delle coscienze, lo sfacelo morale, l’apatia e l’indifferenza, il pericolo di sprofondare e diventare massa amorfa e lo supera con un’assidua partecipazione alla vita e ai suoi problemi: “Trasportiamo / pesi di piombo e sorrisi da robot / il dare e l’avere / viaggiano su rotaie / di stagioni discutibili / improvvisi / i tuoi abbracci / mi trovano disorientato / in una città di sangue”. Lo spunto, come si vede, della sua poesia viene dalla cronaca e dalla riflessione, dalla realtà affrontata con convinzione sincera in quella “piccola luce” che brilla nel segreto di ogni uomo e che lo conduce al richiamo della sua problematica e della sua esistenza … Nei suoi versi Federico, con lucida razionalità descrive la società contemporanea, computerizzata (“… non riesco a codificare / con freddi computers / questa instabile voglia di vivere”), accecata dai miti dell’avere (“avvoltoi e sciacalli / ordiscono profitti”), dalla violenza (“uomini dormono assassinati / alla scuola dell’omertà”), dall’imperialismo (“qualcuno ha piantato missili / tra i prati di papaveri”) e dalla tracotanza del potere che predica “promesse di fumo / in uffici di potenti”, che lascia “i giovani delusi / ad ammuffire come rifiuti” e che mercanteggia “strani compromessi / e ideali svenduti”…
Giuseppe Possa
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Notizie su Francesco Federico
Francesco Federico (Palermo, 1949) vive a Palermo. Collabora a riviste e periodici con note sull'arte e sulla letteratura. Nel 1991 insieme alla moglie, la poetessa Cristina Casamento, ha istituito il Premio Internazionale di Poesia “L'Acàlypha” e nel 1992 con alcuni amici pittori (Fabrizio Avena, Nino Bruno, Susanna Laura Ciaccio, Enzo Orlando, Francesco Pintaudi e Tommaso Serra) costituisce l'Associazione Culturale “Documenta 2000”. Nel 1998 è fondatore dell'omonima Federico Editore, che cesserà di esistere nel 2012, successivamente promuoverà il Premio di Narrativa “Le Driadi”.
Ha pubblicato (poesia): Valle del Belice e altre poesie (1968); L'imbroglio (1983); Disagio e Tregue (Ed. Il Vertice, Palermo-1986); Amori Amore (Ed. I Quaderni di Arenaria, Palermo-1989); Via dell'orologio (Ass. Culturale “Documenta 2000” Palermo-1993); Caro Alceo (Federico Editore, Palermo-1998); Diario svelato (Federico Editore, Palermo-2001); Il viaggio difficile (Federico Editore, Palermo-2004); Sulla linea del cerchio (Federico Editore, Palermo-2011); Dalla terra acida (Associazione Culturale LucaniArt, San Severino Lucano / Potenza-2012); L'autunno ha veglie di parole (Este Edidition, Ferrara-2013); Le ali d'argilla (Edizioni Helicon, Arezzzo-2014); Fiori di umido vento (Edizioni Helicon, Arezzo-2015).
Ha pubblicato (narrativa): Il cielo di corallo (Federico Editore, Palermo-2009); Come i fenicotteri rosa (Este Edition, Ferrara-2014); nonché i due saggi sull'arte: Le forme dell'anima / Riflessioni sul lavoro creativo (Federico Editore, Palermo-2004); e Le forme del nostro esserci (Drepanum Edizioni, Trapani-2013); e il saggio sulla poesia: Le ragioni della poesia (Ed.autorinediti, Napoli-2014) e le Riflessioni sull'esistere / Frammenti di pensieri (Associazione Culturale LucaniArt, San Severino Lucano /Potenza-2015); I pensieri viventi (Associazione Culturale "Documenta 2000" Palermo-2019); Esistenza e poesia (Associazione Culturale "Documenta 2000" Palermo-2019).
E' presente in antologie e riviste letterarie: Scritti & Scrittori in Sicilia (Ed. Centro Studi Sikania, Ragusa-1987); Rosa senza Ragioni (Edizione Il Vertice, Palermo-1987); Gli Eredi del Sole (Ed. Il Vertice-1987); Pietra su Pietra (Ed. Insiemenel'arte, Palermo-1989); Quaderni antologici n.2 (Ed. Ila Palma/Ottagono Letterario, Palermo-1989); Poeti siciliani e non (Associazione Culturale “Documenta 2000” Palermo-1992-1994-1996-2001); Feritoia dei sensi (Edizione Fondazione Cerilli, Supino / Frosinone-1994); Le poesie di San Valentino (Federico Editore, Palermo-1999); Dal Pensiero ai segni / a cura del prof. Dante Cerilli (Ed. Bastogi, Foggia-1999); Rosa fresca aulentissima (Federico Editore, Palermo-2000); Unni siti palori (Federico Editore, Palermo-2001); Il verso dell'autoritratto (Ed. Arte Cultura, Milano-2002); Se la parola non tace (Federico Editore, Palermo-2004); La costanza dei grilli, (Federico Editore, Palermo-2005); Nuovi Salmi (Edizioni CNTN, Palermo-2012); Premio di Poesia “Quantarte è anche poesia” (Associazione Culturale Quantarte, Domodossola-2013); Antologia Letteraria del Premio Nazionale di Poesia “Il Litorale” (Centro Culturale “Il Litorale” Massa - anno 2013, 2014, 2015); Agenda Poetica 2015 (Archeo Club d'Italia / Nicola Calabria Editore, Patti/Messina-2015); Poeti e scrittori contemporanei allo specchio (Edizione Helicon, Arezzo-2015); Letteratura Italiana Contemporanea (Edizione Helicon, Arezzo-2015); Poeti per un anno (Edizione Helicon, Arezzo-2016); Dizionario critico della Nuova Letteratura Italiana (Edizione Helicon, Arezzo-2017); Antologia La Ginestra/Premio Letterario (Edizioni Helicon, Arezzo-2019) ed è presente nelle riviste culturali: Alla Bottega (Milano), Arenaria (Palermo); e Pagine Lepine (Roma) diretta dal Prof. Dante Cerilli, con cui collabora dal 1995. In passato è stato anche recensito nel blog PQlaScintilla: http://pqlascintilla.ilcannocchiale.it/2015/02/15/francesco_federico_le_ali_darg.html
I suoi testi sono stati tradotti in rumeno; in inglese da Sabina D'Alessandro e Licia Chianello, entrambe di Palermo; in francese da Anna Maida Adragna (Palermo) e Renata Bertorotta. (Roma); in tedesco da Manuela Heidler - Cortini e Fabio Richard Heidler (Friburgo - Germania); in spagnolo da Hebe Spolansky (Friburgo - Germania), Giulia Caronia (Palermo) e Giulia Lupo (Genova).
Nei suoi libri, in copertina e all'interno, sono presenti opere pittoriche di Nino Bruno, Fabrizio Avena, Gabriella Lupinacci, Tommaso Serra, Francesco Pintaudi, Guido Irosa, Enzo Orlando, Naire Feo, Giuseppa D'Agostino, Ferdinando Caronia, Salvatore Calò, Mariella Ramondo, Eleonora Fogazza, Marion Fernhout. Inoltre, sono presenti le opere fotografiche di Nino Giordano, Marisa e Pia Coniglio, Nino Bellia e di Piero Gucciardi. Dal 1966 ad oggi 2019, i suoi testi hanno ricevuto notevoli riconoscimenti a livello nazionale dalla critica specializzata.
Una poesia di Francesco Federico
NO, ALLA VIOLENZA SULLE DONNE
(a Carolina di Novara)
La ferita è aperta
come la terra
dopo la frana.
Dalla ringhiera
del balcone
lo strazio di morte
si è diffuso
sui rigogliosi alberi
del tuo condominio
e tra le strade
del deserto giorno.
Sull'asfalto giace
quasi indistinto
il tuo corpo di ragazza
con il sorriso disperso
e gli occhi al cielo.
Anche noi
inchiodati sulla croce.
(da "L'autunno ha veglie di parole"
silloge poetica di Francesco Federico.
Prefazione di Riccardo Roversi.
Traduzioni in inglese di Licia Chianello.
In copertina opera pittorica
di Giuseppa D'Agostino.
All'interno opere fotografiche di:
Nino Bellia, Lucia Cartoni,
Simona Goxhoi, Bianca Lo Cascio,
Este Edition, Ferrara 2013)