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Dieci anni di cultura a Piedimulera (VB).

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L’Associazione “Laborart” è nata nel 2005 per iniziativa di Paca Ronco e Silvia Curatitoli. Molti sono gli eventi ospitati: mostre di pittura e scultura, installazioni, momenti musicali, conferenze e letture, incontri, presentazioni di libri, piccole rappresentazioni teatrali, laboratori per adulti e bambini, proiezioni di fotografie e altre interessanti proposte.

Quest'anno ricorre il 10° anniversario dell’attività culturale dell’Associazione Laborart. Lo spazio espositivo - in via Leponzi 29 a Piedimulera (VB) - fu inaugurato il 15 ottobre del 2005 con una mostra delle due fondatrici, Paca Ronco e Silvia Curatitoli. Quando per l’occasione, qualche giorno prima, ne annunciai con un ampio articolo sul settimanale locale “Eco Risveglio” l’apertura, pensando che si trattasse solo di una nuova galleria, dedicai quasi tutto lo scritto alle due brave pittrici. Per il resto, mi limitai a dire: <<Il Vco si arricchisce di un nuovo luogo per fare cultura, e in particolare arte, ricavato da vecchi locali ristrutturati con uno sviluppo architettonico moderno, dalle linee essenziali e integrate… Questo nuovo spazio espositivo, gestito dalle due pittrici, da novembre sarà messo a disposizione anche di quegli artisti che ne faranno richiesta>>. Mai più, allora, immaginavo che in quella locazione periferica potesse sorgere un vero e proprio “laboratorio” di arte, che sarebbe diventato ben presto un centro prolifico di stimolanti iniziative, come poi si rivelò.

Era ormai finito da qualche tempo, quel periodo fertile in cui sembrava logico e naturale che l'arte dovesse essere popolare, espressione d’istanze ideologiche prima ancora che estetiche e tutti, ormai, cercavano di tornare a un ordine, non certo più quello tradizionale, ma orientato verso nuovi indirizzi estetici. Su questa linea, il Laborart, non solo ha ospitato opere di artisti di differenti tecniche e contenuti, con personali e collettive, ma piano piano si è pure attorniato, grazie a Paca e a Silvia, di un pubblico variegato, colto, attento alle diverse espressioni artistiche: pittura, musica, letteratura, teatro, fotografia e non solo. Quasi subito, oltre agli artisti locali, ne sono arrivati da province, regioni e nazioni diverse. Ovviamente, a presentare i numerosi eventi si sono alternati, in questi anni e con continuità, diversi critici: Danila Tassinari, Anna Brambati, Silvana Pirazzi, Claudio Zella Geddo e altri. Io stesso presentai, casualmente, qualche mostra. Era la terza esposizione, la prima dedicata a una pittrice non locale, Lia Cavanna di Romagnano, e il presentatore Romolo Barisonzo fu impossibilitato a presenziare; fu così che Paca m’invitò all’ultimo momento a sostituirlo. Qualche anno dopo, presentai i pittori Sebastiano Parasiliti, Umberto Omodei Zorini e di recente un fotografo, Gianluca Cotti.

Il Laborart ha “lavorato” per singoli autori, per progetti, su temi specifici e ha onorato, in più occasioni, importanti esponenti della cultura del passato e di oggi. Nello spazio si sono tenute, oltre le mostre di pittura e scultura, installazioni, performance, momenti musicali, conferenze e letture, incontri, presentazioni di libri, piccole rappresentazioni teatrali, laboratori per adulti e bambini, proiezioni di fotografie e ancora oggi l’Associazione prosegue su questa strada con continuità e con soddisfazione delle fondatrici, le quali con ogni iniziativa continuano a creare dibattito culturale e occasioni di stimoli intellettuali, non solo a livello provinciale. Tutti i loro progetti sono portati avanti senza finanziamenti pubblici, ma soltanto con l’impegno proprio e degli amici, ma anche grazie alle collaborazioni e alle sinergie di quanti partecipano alle manifestazioni.

Grande spazio è stato dato pure all’arte femminile, anzi oserei dire che qui le donne hanno trovato vasto consenso e fornito preziose energie per la crescita e lo sviluppo di una più aperta mentalità civile e sociale. “Progetto Artemisia” è, forse, l’iniziativa più importante, in tal senso. Ripetuta ormai da diversi anni, dimostra la capacità organizzativa e propositiva delle fondatrici dell’Associazione Laboart e delle loro collaboratrici. Si svolge in tre settimane, ma oltre le mostre propone eventi diversi con la partecipazione di artiste di ogni età, affermate o meno note, di ogni provenienza geografica e che hanno contribuito e contribuiscono allo scambio culturale tra l’Ossola e altre realtà italiane o straniere.

Non c’è che da augurare ai componenti dell’Associazione Laboart che proseguano nel tempo con la stessa passione e costanza dimostrata in questo decennio. Pur spaziando al di fuori dei grandi circuiti di mercato, hanno operato con umiltà e rigore, senza concessioni a inutili sensazionalismi, ma facendo qualcosa di bello che continuerà a restare nella memoria ossolana e nel tempo.

Giuseppe Possa


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