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Il Campo teatrale ‘La Fabbrica’ e la frazione Falghera innovano la festa di San Bartolomeo a Villadossola

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Nell’ambito dell’opportuno ridimensionamento attuato al programma della festa patronale di San Bartolomeo a Villadossola (in specie con la delocalizzazione delle strutture ricettive e ricreative e l’abolizione dei fuochi d’artificio), una delle iniziative più riuscite e originali è stato il coinvolgimento dell’intera frazione Falghera (il ‘cuore’ del vecchio paese all’imbocco della provinciale per la Valle Antrona) che per una sera si è trasformato in uno straordinario ‘palcoscenico’ dove musica, fotografia, artigianato, cucina, ambientazione abitativa e in special modo il teatro ha coinvolto migliaia di persone in una atmosfera davvero suggestiva. In una rete intricata di sentieri infatti, case, giardini e scantinati, sono rimasti aperti per l’esposizione e la fruizione di ‘prodotti’ e manufatti alla cui realizzazione hanno contribuito appunto molti residenti stessi della frazione.

In tale contesto urbano, la novità che ha caratterizzato l’intero svolgersi della serata, è stata però la performance del Campo teatrale “La Fabbrica”, diretto dall’attrice Nicol Quaglia che – insieme a un folto gruppo di allievi del corso annuale concluso nel mese di giugno – ha allestito un vero e proprio “percorso” di spettacolo attraverso cui, a turni alternati di una ventina di minuti, venivano accompagnati gruppi di una decina di persone (‘allacciati’ da pezzi di corda che ognuno impugnava e guidati da una figura mascherata) con soste prestabilite all’aperto o in antiche cantine dove altre figure mascherate decantavano per alcuni minuti discorsi di vari personaggi incentrati sui temi della libertà, della giustizia, dell’impegno sociale e in specie contro le guerre; un lungo camminamento per tutta la frazione contrassegnato poi dalla ‘traccia’ illuminata di cartelli con frasi storiche celebri.

Si iniziava con il messaggio del capo indiano Seathl al Presidente degli Stati Uniti che gli aveva chiesto di acquisire i territori delle riserve, per poi passare al duro intervento antimafia di Don Ciotti, seguito dall’esortazione democratica e ‘femminista’ ai giovani di Rita Levi Montalcini; da una scalinata all’aperto faceva invece eco l’accorato appello a favore dell’obiezione di coscienza di Don Milani, mentre il caldo e la luce fioca di una angusta cantina rendevano più emotive le parole lette di Akihiro Takahashi il ragazzo sopravvissuto all’esplosione atomica di Hiroshima, così come coinvolgente appariva la lettura (da parte di due figure illuminate ad intermittenza da torce) dei primi undici articoli della Costituzione italiana. Le ultime due ‘stazioni’, sancivano per così dire il senso ideale e culturale di tutta la performance e segnavano peraltro il merito della sua ideatrice e direttrice (nonché la bravura dei suoi allievi). In una cascina, dove in sottofondo risuonavano lucubri alcuni discorsi di Hitler e altri gerarchi nazisti, la voce carica di pathos e intensa di Nicol Quaglia medesima rinnovava parole e senso del famoso discorso ‘pacifista’ pronunciato da Chaplin ne “Il grande dittatore”. Dopo di lei, a chiusura, uno speciale appello all’impegno singolo e collettivo, ribadito in una cantina, lasciata al buio totale, con una voce registrata che leggeva senza enfasi “Odio gli indifferenti” di Antonio Gramsci.  Nell’ultima ‘cordata’, partita quasi a mezzanotte, anche un ospite illustre e attento: il prof. Riccardo Contini (figlio del grande filologo ossolano Gianfranco, di cui abbiamo trattato lo scorso mese), reduce da un’altra bella e riuscita iniziativa che si rinnova ormai da qualche anno a cura della biblioteca civica (purtroppo quella sera concomitante), con letture accompagnate da musica – dislocate anche nei quartieri –, in questa occasione dedicate al ricordo del prof. Antonio Lista scomparso nel 2013 e uno dei fautori entusiasti delle stesse.      










Nicol Quaglia con l'assessore alla cultura di Villadossola Marcello Perugini.


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